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le carte d’enrico. 113


Tacqui: diedi un’occhiata a mia sorella e vidi che, pallida e commossa, si asciugava le lagrime, che le cadevano copiose dalle guancie.

Io posai il capo fra le mani e, smemoriato, contemplavo la lettera spiegazzata sulle ginocchia: i tocchi della campana della parrocchia mi tolsero da quelle meste riflessioni.

IX.

Le carte d’Enrico.

— E le carte? Dissemi qui la compagna, volgendosi con certa vivacità.

— Le carte speditemi da Riccardo sono qui pure; e, riponendo la lettera nel grosso portafogli, ne trassi il piego.

— Se non fosse indiscretezza....

— Non è...; e in così dire lo andavo sfasciando. Nella prima pagina, di carattere del morto, vi era questa data: «Napoli, febbraio, 1860;» poi una trentina di fogli contenenti note letterarie e il disegno d’un romanzo marittimo, unitovi un passaporto russo. Ma questi non facendo al caso, li riordinai, e ne trassi il seguente:

Valle Polcevera sulle sponde della Secca, Aprile 1858.

«.... Se l’amai! — L’amai con tutto il trasporto di cui è capace il primo amore per