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lettera di riccardo. 105


amore! Sai chi rammento in questo solenne istante? Lei,... ancora lei.... Certo, il passato avrebbe potuto arridermi più amico; che importa? prossimo a deporre il fardello della vita, l’animo si spoglia delle debolezze umane, e risente la superior sua natura. Amai, potentemente amai...; fu dovere l’obblio, e non fu poco;... ora è religione il perdono....

— L’uomo e la donna, questi due nobilissimi atomi dell’universo, possono trovare tutta la loro felicità nelle pure gioie del cuore; vedi, non ho mai creduto tanto come quando amai: è giusto, perchè l’amore è una preghiera che insublima e consola. — Il dolore ha percosso lo spirito, ma la solitudine mi ha ridato la calma e la quiete, e infine la speranza.

È forse vero che le forme di una perfetta bellezza racchiudano sempre un'anima nobile e delicata? Lo dicono, sebben ne dubiti assai; ma è vero, che nell’ora della morte non dobbiamo avere un pensiero, che non sia obblio, amore e perdono!

— Come passa la vita!...

Io piangeva forte; ed Enrico, incapace a reggere a tanta piena, die’ pure in pianto.

Feci violenza a me stesso per trovare qualche buona e opportuna consolazione, ma