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100 ricordi delle alpi.


tezza dei proponimenti e il vivo desìo del bene alle persecuzioni della fortuna. Chi ci avrebbe detto, che avremmo pianto sì presto un tanto amico? Non è egli vero, che la morte è più dolorosa e più cruda, quando miete le vittime nel campo della gioventù? Ma ecco, mi hai già compreso, e certo indovinasti per chi sono queste lagrime: sollévati, sollévati! s’egli è morto, rimane la memoria delle sue virtù, la religione dei comuni affetti.

Povero Enrico, com’è passato avanti tempo! Ma se è duro morire tra i sogni della giovinezza e l’energia della virilità, allora che l’avvenire sorride in faccia con tutti i suoi smaglianti colori; se è duro morire quando, vinte le lotte del cuore, resta la speranza della quiete e il diritto di onesti piaceri; se è amaro trapassare senza intieramente veder libera, indipendente e una la patria; la coscienza di avere adempito il proprio dovere è pure nobile e singolare soddisfazione.

Povero Enrico!

Gli estremi suoi sospiri furono per la patria; le ultime sue parole furono per l’amicizia; e l’ultima ispirazione dell’animo, figlia dell’amore.

— Muoio lieto e tranquillo, mi diceva in quei supremi momenti, con la coscienza d’italiano; pure, vedi, mi pesa — ed accennava