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mondo principe della civiltà; popolo valoroso in arme ma gentile, il Greco abborrì sempre le scene sanguinose dei gladiatori, i combattimenti delle fiere; e allora che in Atene alcuni cittadini proposero d’erigere un anfiteatro, rispondevasi ad essi: «Le leggi vietare quegli spettacoli; se però volessero innalzare anfiteatri, atterrassero prima il tempio dai loro padri consecrate alla Pietà.» — Vinta Cartagine, le sterminate ricchezze di essa vennero a Roma; della superba dominatrice dei mari rimasero poche rovine, ma tutte le memorie d’un grande passato. Soggiogata dalle romane legioni, la Grecia mandava l’opere più pregevoli dell’arti sue a ornare la città eterna; prostrata dalle armi dell’emula fortunata, conquistava i vincitori con la sua civiltà e coltura, facendo lor prendere quel gusto per le belle arti, che in non lontani giorni avea formato il suo splendore e la sua gloria. Allora nasceva in Roma l’amore allo studio di quelle, che, rinnovate dal suo genio, raggiungevano in breve la perfezione massima, soprammodo la edificatoria; e gli architettori romani salirono in tanta fama ed estimazione, da venir chiamati in paesi stranieri a innalzare monumenti. — Il secolo d’oro dell’arte romana fu quello di Cesare Augusto; il quale, non solo intese sue cure a restaurar gli edifici guasti dalle ingiurie del tempo, ma parecchi innalzò a lustro e decoro della città, moltissimi per utilità pubblica; ond’egli potè dire morendo: «Aver trovato Roma di mattoni, lasciarla di marmo;» e a ragione poi Tito Livio ebbe lui chiamato riedificatore di templi. — Esortati dall’Imperatore, i Romani profusero tesori in ornare la città; per essi demolironsi case per aprire piazze e