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piena che non poteva star molto ad arrivare, ed entrò nell’acqua ardita e sicura come altre volte.

Se non che, fatti pochi passi, si fermò; le parve che la corrente avesse una forza non mai provata e crescesse insensibilmente. S’accorse allora che la piena non poteva esser lontana; tentò ritornare indietro, ma non le riuscì: si perse d’animo, e, gridando aiuto, con isforzo supremo giunse a quei massi e di là piangendo e disperandosi chiamava i suoi a soccorrerla. La fanciulla s’era appena appoggiata ad uno di quei macigni, sfinita di forze, che la fiumana, torba, gonfia, con suono sordo, s’avanzava rapida percotendo i massi che s’alzavano al disopra del letto e sparivano ricoperti dalle acqne irrompenti. Un vecchio che da un’altura qui sopra di noi aveva veduto la piena venir giù rovinosa e la giovine entrar franca nel fiume, le gridò di non passare e le ripeteva: «Ecco la piena! ecco la piena!» Pare che la poveretta non sentisse.

Alle grida della meschina accorsero dalle due sponde parenti ed amici, ma ormai era chiuso ogni passo: solo, isolato nel mezzo, quel gruppo di massi, intorno al quale le acque si alzavano ad ogni istante cozzandovi rabbiose e frementi per ismuoverlo e trascinarselo dietro.

— Ma codesta disgraziata, diss’io, non aveva nè padre, nè fratelli?

— Aveva la madre e due fratelli; e questi eran partiti pochi giorni innanzi per la Corsica, dove molti di questi alpigiani passano l’invernata a tagliare legna e far carbone. Ormai era destino che avesse a far quella fine!

— E nessuno tentò di porgerle aiuto?