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povera di avventure, ci rese premurosi ad ascoltare la narrazione del brigadiere, e mettendoci a sedere sul ciglione della via che profondava nel torrente, lo pregammo a raccontarci quello che sapeva del miserando avvenimento.

Due anni fa, sulla fine d’ottobre, fu un vero diluvio: dappertutto innondazioni; si ricorderanno anche loro quant’acqua. Ebbene l’Orsigna lì fece piene straordinarie, le quali, come di solito, presto venivano e più presto se n’andavano; questo è fiume che non tiene grand’acqua neppur nell’inverno. Sulla sera d’una giornata piovosa una pastora di questi casolari, andata il giorno dall’altra parte del torrente, se ne ritornava a casa. Una pioggia dirotta l’aveva trattenuta per un paio d’ore in una casupola di suoi parenti: sull’imbrunire, smesso di piovere, disse addio a tutti e, svelta come una capretta, scese giù per certi viottoli a un punto del fiume, pel quale questi alpigiani soglion passare, risparmiando così un lungo tratto di strada che dovrebbero fare, se passassero dal ponte. Il torrente quel giorno non poteva dirsi gonfio; di qua e di là correva l’acqua, sempre torba per le recenti pioggie, ma si poteva guadare da chi, come lei, ne era pratico. La ragazza vedendo il fiume non tanto alto, quantunque fosse assai piovuto, si scalzò lesta lesta premendole di non lasciarsi cogliere dalla notte e più che altro dalla