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alla cooperazione generosa l’egoistica sete di goderne i vantaggi. Questa impazienza, che pur troppo è di molti, fa gli incontentabili e gli infelici; quella perseverante studiosa insistenza di seguirne gli andamenti, dà essa solo all’uomo il senso, i vantaggi, le gioie ineffabili del progresso. Che dovremo dunque far noi per cooperare a questa grande preparazione di una età più bella, più virtuosa e più felice? L’avvenire migliore degli uomini è quello. in cui tutti faranno bene la loro parte. Ciascuno adunque deve prepararsi a far bene la sua. Eccoci alla preparazione individuale, quella di cui ciascuno ha il dovere e l’assoluta responsabilità.

È un errore molto grave quello in cui cadono alcuni di dover tutti e sempre operare collettivamente a segno di tenersi dispensati da ogni carico o dovere personale. I cosifatti considerano la vita sociale come un ampio torrente, nel quale ogni uomo deve gettarsi e gareggiar di prodezza. Ma bene spesso accade che uno si trova innanzi un compito suo, per adempiere il quale bisogna immolarsi forse e rinunziare alla gloria, fors’anco affrontare la calunnia; ma dall’adempimento di quel dovere si ottiene un’opera perfetta, e chi l’avrà compiuto, potrà dire d’aver fatta bene la parte sua. Io che vi parlo, fui presente a una innondazione. Crollava un cascinale in riva alle onde, una mano di giovani si gettarono in quelle per salvare alcuni travolti, ma sopra un muro vacillante era rimasto un ragazzo che strillava miseramente; uno di quei giovani lascia entrar gli altri nel fiume, e lui con una scala a piuoli va a salvare il meschinello. Intanto il muro crolla; salvatore e salvato ne restano inzuppati e contusi, ma il salvato