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tenere, perchè i concetti dell’autore, che forse conterranno tesori di verità e di sentimenti, non sono ancora ben definiti all’autore stesso, e forse non hanno con sè la certezza di continuare ad essere il suo modo ultimo di pensare. Gli scopritori più fortunati non sanno qualche volta quello che hanno scoperto. La novità finché non ha seguaci molti ed autorevoli, non è e non può dirsi scuola, e il cominciare da essa, e non voler sapere del resto, non è ardimento generoso, ma segno di fiacca volontà. Perciò, concludendo questa parte del mio ragionamento, vi assenno che vogliate intendere con tutte le forze a prepararvi per l’avvenire, non vogliate precorrerlo, nè considerarlo presente; ammirate i precursori, ma non crediate cosi acerbi di età, di sapere e di giudizio, potervi ascrivere al loro numero. In questo modo vi vorrei avveniristi, e mi dichiaro avvenirista io stesso.
Perchè mi affretto a dichiarare che l’avvenire è sempre migliore del presente e del passato; e non per timore di sembrare ai miei giovani amici un querulus laudator iemporis acti, ma perchè ho vissuto molto tempo e vedute molte cose, e mi sono convinto, come alla vostra volta vi convincerete voi, che malgrado le apparenze superficiali e le disdette individuali, il mondo, la vita, la società e la scienza migliorano sempre; e fin la natura, che è sempre eguale a sè stessa quando pare turbarsi e farsi restia al bisogno od alla impazienza degli uomini, non è che per migliorare. Inteso cosi colla luce della scienza e della esperienza, l’avvenire deve amarsi, e l’età vostra specialmente, che ha maggiore probabilità di vederne tanto, ha diritto di affrettarlo coi voti, non colla puerile impazienza che rifugge dalla preparazione, e sostituisce