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corse vagabonde gli lasciarono nell’animo una soave memoria. La necessità degli studi lo aveva diviso dall’Annina; essa era entrata in un istituto d’educazione, egli era partito pel collegio. Finito il corso legale all’università di Pavia e ritornato a casa colla laurea, aveva ritrovato la cuginetta divenuta grande, bella e modesta, come lui memore del passato, desiderosa di riprendere le corse d’una volta, ritenuta soltanto dalle convenienze sociali, che li obbligava entrambi a trattarsi colle cerimonie.

Appena giunta la lettera dello zio ministro, che annunziava la notizia delle prossima sua partenza per Roma, Sandrino sentì un desiderio irresistibile di erborizzare intorno al muro di cinta della’ casa bianca, e sali sulla collina del bosco. Raccolse per via alcuni fiori, ma giunto al solito sito, abbandonò la ricerca dei semplici, e incominciò a guardare in aria. Certo non pareva più un erborista, ma rassomigliava piuttosto ad un astronomo che cerca il suo astro. Vedendo che l’astro non compariva all’orizzonte.... d’una finestra, si decise di tirare il campanello. Poco dopo la mamma d’Annina gli aperse l’uscio, e lo accolse lietamente, dicendogli:

— Venite avanti, Sandrino ; che nuove ci recate?

— Brutte nuove!...

— Oh, come?...

— Vengo a darvi l'addio della partenza, rispose il giovane con voce commossa.

La signora Matilde senti una stretta al cuore che le impedì di fare nuove domande, lo fece entrare nel salottino a pian terreno, ove si trovava l’Annina col suo lavoro, lo fece sedere, riprese il suo posto, e potè finalmente annunziare la triste novella a sua figlia.