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luminazione, e si sentiva qua e là uscire dalle case ualche nota isolata di tromba e clarinetto, che minacciava il frastuono della musica paesana.
Invano il fratello del ministro raccomandava a tutti il silenzio e l’astensione d’ogni concorso; dalla stessa sua casa partiva il movimento. Donna Giulia faceva lustrare i mobili delle camere, e i rami della cucina, spazzare i pavimenti, lavare le scale, metteva al bucato le cortine, rinnovava le provvisioni.
E intanto che cosa faceva Sandrino per apparecchiarsi alla prossima partenza per Roma?...
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Sandrino erborizzava sulla collina, specialmente in vicinanza d’una casa bianca, che sorgeva in sito aprico davanti d’un bosco. Egli assaporava con delizia la pace e la solitudine dei campi, ascoltava il ronzio degli insetti, lo stormire delle fronde, il canto degli uccelli, osservava attentamente l’aspetto vario e pittoresco dei monti e della sottostante pianura, che si perdeva da lontano nei vapori d’autunno.
Suo padre gli aveva fatto percorrere gli studi legali per farne un avvocato, un procuratore del Re od- un prefetto, forse anche un deputato e un ministro come lo zio. Sandrino, ubbidiente ai paterni voleri, era diventato dottore, malgrado la sua antipatia pei codici e le pandette; ma le sue inclinazioni lo portavano all’amore della natura.
Aveva passata l’infanzia in mezzo a quelle colline, correndo dietro alle farfalle con sua cugina, e quelle