Pagina:Maineri - L'adolescenza, Milano, 1876.djvu/22


— 16 —


luminazione, e si sentiva qua e là uscire dalle case ualche nota isolata di tromba e clarinetto, che minacciava il frastuono della musica paesana.

Invano il fratello del ministro raccomandava a tutti il silenzio e l’astensione d’ogni concorso; dalla stessa sua casa partiva il movimento. Donna Giulia faceva lustrare i mobili delle camere, e i rami della cucina, spazzare i pavimenti, lavare le scale, metteva al bucato le cortine, rinnovava le provvisioni.

E intanto che cosa faceva Sandrino per apparecchiarsi alla prossima partenza per Roma?...

Sandrino erborizzava sulla collina, specialmente in vicinanza d’una casa bianca, che sorgeva in sito aprico davanti d’un bosco. Egli assaporava con delizia la pace e la solitudine dei campi, ascoltava il ronzio degli insetti, lo stormire delle fronde, il canto degli uccelli, osservava attentamente l’aspetto vario e pittoresco dei monti e della sottostante pianura, che si perdeva da lontano nei vapori d’autunno.

Suo padre gli aveva fatto percorrere gli studi legali per farne un avvocato, un procuratore del Re od- un prefetto, forse anche un deputato e un ministro come lo zio. Sandrino, ubbidiente ai paterni voleri, era diventato dottore, malgrado la sua antipatia pei codici e le pandette; ma le sue inclinazioni lo portavano all’amore della natura.

Aveva passata l’infanzia in mezzo a quelle colline, correndo dietro alle farfalle con sua cugina, e quelle