Pagina:Maineri - L'adolescenza, Milano, 1876.djvu/160


— 154 —

nava un campanello, ed appariva un servo, il quale prendendo la carta con profondo silenzio, usciva prestamente dalla stanza, ed in un baleno ritornava carico di grossi volumi, sopra cui gli altri avrebber voluto metter denti ed ugna con ingorda fame. Io non ebbi più dubbio di essermi incontrato in una turba seriamente occupata nello studio di occulte scienze. La scena mi richiamò a mente un’antica novella araba di un filosofo, il quale era chiuso in una libreria incantata, nel seno di una montagna, e che si apriva solamente una volta all’anno, e dove egli rese gli spiriti del luogo ubbidienti a’ suoi comandi, e pronti sempre a recargli libri d’ogni scienza oscura e tenebrosa; cosicchè alla fine dell’anno, quando la magica porta girava sugli striduli arpioni, egli ne usciva dotto in tutte le recondite discipline, e tale da superare le teste delle moltitudini e contrastare alle potenze della natura.

La mia curiosità essendosi ora più forte svegliata, parlai all’orecchio di uno de’ servi, allor che questi era in sul lasciare la stanza, e lo pregai d’una interpretazione della strana e nuova scena, che mi vedevo dinanzi. — Poche parole bastarono all’uopo. Io seppi che que’ misteriosi personaggi erano principalmente autori intenti all’opera di manifatturare1 libri: io mi trovavo in fatto nel gabinetto di lettura della grande libreria inglese, immensa raccolta di volumi di tutte le età e lingue, parecchie delle quali erano dimentiche, e molte raramente comprese. A queste recondite fonti di antica letteratura ricorrono molti degli scrittori moderni e vi attingono larga-

  1. Questa voce, sebbene non italiana, pure io qui l’uso per significare meglio il concetto dell’autore.