furono a tempo de’ padri nostri miseramente distrutti per far luogo a un’osteria che taglia e rompe la strada. Ma più altre reliquie veggonsi qua e là per le strade, spezialmente di colonne canalate, o di capitelli. Nella piazza dell’Erbe una statua trasportata per ordine del Consolare della Venezia a tempi di Teodosio dal Campidoglio nel Foro. Incastrate nel muro di S. Zenone in Oratorio1 tavole di bassorilevo, publicate nel Panvinio con Baccanti armati di tirso e Genii che scherzano, ed altre pietre co’ Fasci Consolari, veggonsi anche in quella pietra, che diede a una contrada nome della Cadrega1. Ad altre ancora hanno dato il nome frammenti d’antichità, che quivi si veggono, come i due Leoni, e la Pina, ch’era a tempi Romani ornamento assai usato ne’ fastigii; onde fu creduta per alcuni arme antica, ed impresa della città d’Augusta. Al Duomo fuor della porta laterale interna2 due grandissimi pezzi di marmo Greco lavorati molto operosamente, che paiono esser già stali parte di fregio, o di pilastrata, ma in edifizio certamente superbo e magnifico. In casa Cosmi colonna di Verde antico alta piedi 122. Innanzi alla Chiesa di Sant’Anastagia pezzo di colonna d’Africano in diametro di tre piedi. Sopra la porta del prossimo albergo stette gran tempo un’Aquila antica d’ottima maniera, levata e fatta in pezzi pochi anni sono per dare in cam-
- ↑ 1,0 1,1 Dicontro a questo passo cancellato nel corpo del testo leggesi: trasportate al Museo. — (Gli Editori).
- ↑ 2,0 2,1 Anche questo brano è segnato con due linee obblique, ed è scritto in margine: trasportino al Museo. — (Gli Editori).