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antichità romane | 89 |
Roma, è credibil fossero dell’istesso genere: nell’istessa situazione era questo nostro.
Si è narrato nella Storia, come il Re Teodorico fece cambiar uso a quest’Arco, avendolo compreso e inserito nel secondo recinto, e fatto diventare una porta di esso. Osservisi però la contigua torre dell’orologio, che non fabrica Scaligera, come vien creduto, se non nella parte alta, ch’è di mattoni, ma fu una delle Torri di quel recinto, e fu qui inalzata per difesa di questa Porta. Pietre vive e grandissime state prima dell’Anfiteatro e d’altri edifizj vi si possono osservare, in alquante delle quali appar l’uso antico di lasciar rozo il mezo. Ve n’ha ancora di lavorate: pezzo di gran fregio Corintio a fiorami; altro d’architrave e fregio con grifi alati e vaso tra loro, appunto come si vede al Tempio d’Antonino e Faustina; un pezzo d’architrave del terzo piano dell’Arena in quattro membri. Per sicurezza che questa Torre spetti a quel tempo, osservisi tra le dette pietre, e il cotto aggiunto sopra dagli Scaligeri, alquanti piedi delle piccole pietre, e del lavoro usato in tutto il secondo recinto. Anzi passando nel Castello, potrà vedersi continuare il detto muro anche dentro, e nella cima di esso lastre di pietra viva, che vengono di qua e di là d’un piede in fuori: sopra esse era qualche cosa ancora, forse merli. Altro pezzo grande di quel muro si vede verso il ponte, e presso la riva del fiume, dov’era il suo termine.
Altro Arco era nel quadrivio del Corso venendo da Sant’Eufemia, gli avanzi del quale