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66 | capo secondo |
Domiziano ciò ch’era di legno si abbrugiò, e ciò ch’era di pietra fu disfatto da Traiano.
Dopo gli archi antichi osservisi lungo la strada il muro, che per assai spazio sopravanza, e con una parte della sua larghezza vien a formar poggiuolo e riparo, e con l’altra serve di suolo e di lastrico a chi cammina. Non si potrebbe immaginare più bella pruova del maraviglioso effetto e consistenza incredibile dell’antiche malte, composte almeno come qui componeansi: perchè la sommità di questo muro esposta da tanti e tanti secoli, non solamente alle piogge ed al gelo, ma al perpetuo calpestio di chi passa, regge non pertanto ancora, e senza esser disfatta o logorata punto, assai più che se marmo fosse, o metallo, mantiensi.
Si potrà da chi volesse scender per l’adito ch’è non lungi dal ponte, overo per una casa ch’è quasi a mezo della strada, riuscendo, dopo osservati nelle cantine i muri et aditi antichi, a una porta che mette nel letto del fiume; e quando l’acqua il permetta, rimirare i due pezzi che rimangono della parete, distinta con molta grazia in compartimenti uguali, e questi gentilmente lavorati con piccole pietre a opera reticolata usatissima a Roma, come Plinio scrive (l. 36, c. 22), con cornice sopra. Non è da curar di salire ove dalla parte del Redentore per la rottura del muro si vede incavato e sotterraneamente fabricato, poichè quivi nulla è d’antico, essendo volte in moderni tempi fatte per sostentar la strada. I grossi rottami d’antico muro che son nel-