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notizie generali 51

Francesco Sforza, di che fa memoria Giorgio Lazise. Cominciò poi sì fatta manifattura a scemare, e finalmente andò quasi a terra, parte per essersi ridotti a perniziosa coltura que’ terreni che servivano a nodrir le mandre, e parte per essersi l’Italia invaghita de’ sottili e delicati panni stranieri. Non si è però intermesso mai del tutto, e in quest’ultimi anni per merito principalmente d’alcuni industriosi ed onorati mercanti si è ripigliata con fervore applicazione così giovevole; per lo che essendosi ben tosto acquistato credito in fatto di calze ordinarie, sopra cento mila paia se ne manda fuori, e panni assai lodati si fabricano, e con lana straniera e con nostrana. Delle calze resterebbe qui anche tutto il valor della tinta, se la bizarria di gran parte delle donne, che le vuol cremise, non facesse uscire intorno a venticinque mila ducati l’anno per tal colore. Dovrebbe promuoversi e agevolarsi con ogni studio il lanifizio di nuovo, poichè la lana nostra, spezialmente delle parti di Cerea e adiacenti, è pur ancora delle migliori e delle più fine che in qualsisia paese provengano; e potrebbesi di molto aumentare il bestiame, levando certi disordini, e facilitar di molto il lavoro, provedendo che le maestranze non dovessero esser sì care, onde i prezzi della merce debbano poi ributtare i compratori; mentre costa ora più un operario qui, che cinque in Inghilterra ne’ luoghi ove si lavora. Sul Bergamasco, benchè non abbia lana, pur con quella di Puglia si fa grandissima quantità di panni, perchè si lavora in campagna, e con gran ri-