i vin Veronesi assai ricercati anche da lontane parti, se alquanto di cura e d’industria a questo fine, e per fargli noti, e per ispedirgli in vetro, e non in legno, si usasse. Non son per altro da vilipendere anche alcuni soavissimi vini dolci, e non inferiori alla Verdea di Firenze, che qui si fanno. È tanto grande in Europa la forza e la bizarria della moda, che arriva anche a trasformar la natura: però a certi paesi dove il clima alquanto più aspro non permette che regni il dolce, è riuscito di por tal sapore in tanto discredito e abbonimento , che converrebbe ora per accordar tutto mutar l’uso del parlare, e non dir più dolce per affetto e per lusinga, ma piuttosto amaro o simil cosa. Siccome però insoffribil sarebbe al comune delle persone di ber vin dolce a pasto e per trarsi la sete, come si fa in qualche parte dov’è guasto il palato dall’uso, così sarebbe strano che non avesse a esser grato il berne per delizia un bicchiere. Nelle provincie condannate al freddo, e che non furono gratificate dalla natura con la soavità de’ frutti, si vede per altro molto studiare il dolce, con sostituire a tal mancanza tanti lavorii zuccarosi nell’ultime mense: per lo che in Italia, alla quale non piace mai ciò ch’è suo, quasi rifiutando il dono, e rinunziando il privilegio da Dio conceduto, sembra ora sconvenire a grandezza l’imbandir frutti, coprendo in vece le tavole solamente di zuccaro in cento modi trasformato, che cattive e nocevoli qualità in se ritiene.