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94 | capo terzo |
quadrata, tutta lavorata nel masso, con soffitto spianato; indi entrando, quasi in piccola grotta, conservato ancora si riconoscerà il piccolo Presbiterio, vedendosi la linea di pietra in terra; e nel tufo, che fa parete, l’incavo del cancello che lo serrava. In faccia è una nicchia, e laterali due ricetti, l’uno de’ quali però è stato distrutto. Dal Presbiterio in giù si dilata, e si prolungava ancor più, ma ne fu buona parte tagliata per far luogo a fabriche. Leggesi negli Atti de’ SS. Fermo e Rustico, come in tempo di quella persecuzione S. Procolo nostro Vescovo stava con pochi Cristiani nascosto in luogo solitario, poco lontano dalle mura della città. Congettura molto ragionevole può far creder questa spelonca, che allora era fuori, e che dovea restar coperta da bosco, il suo nascondiglio. Anche l’averla fatta servir di Chiesa, verisimil cosa è, incominciasse prima che la fede fosse trionfante, e il Cristiano culto permesso.
Ogni parete si vede pitturata, smaltato prima a tal fine il tufo per ragguagliarlo. La maniera è roza, e sotto la prima stabilitura altra anteriore se ne scuopre in alcuni luoghi, ch’era dipinta parimente, ma peggio ancora, vedendosi faccia col fondo di bianco di calcina tratteggiato a tocchi, e quasi a macchie. La parte di sopra, che vien discendendo e quasi secondando il monte, è occupata da una figura del Salvatore, sedente sopra un trono con la mano in benedizione, e con suppedaneo: di qua e di là son due piccoli tondi con entro figura umana, che secondo l’uso antico rappresentano il sole e la luna.