fosser venuti di men lontano, poichè il nome di Galli, come quel di Celti, fu dato anticamente talvolta a tutti i popoli transalpini: ma forse ancora fu gente staccata dall’Alpi Galliche. Mandarono i Romani a dolersene; ma nell’anno 571 continuava tuttavia il lavoro: ordinarono però al pretore Lucio Giulio d’impedirlo anche con l’armi occorrendo, e di cacciargli: così fu fatto, accorsovi anche il console Claudio Marcello; senza però spogliar costoro, nè offendergli, essendosi scusati con dire che spinti dalla penuria de’ lor paesi, non aveano creduto di far errore, occupando un terren solitario ed incolto. Marcello chiese poi licenza al Senato di portar la guerra nell’Istria tumultuante; per la quale molto opportuno essendo di piantare una Colonia su la frontiera, fu deliberato di fabricare Aquileia poco lungi dal luogo ove poco avanti aveano preso a fabricare i Galli. Eretta contra i Barbari confinanti la disse però Strabone (lib. 5: Ἐπιτειχισθὲν τοῖς ὑπερκειμένοις βαρβάροις). Il nome, come a molt’altre, le venne forse dal fiume che le scorreva a canto; poichè Aquilo par che Zosimo (lib. 5, c. 29: τὸν Ἄκυλιν ποταμόν) chiami quel fiume istesso che scende dall’Alpi Noriche, e il cui nome in Plinio e in altri si scrive Natiso. Si opposero gl’Istri, e fu necessario che l’altro console Fabio Labeone guerreggiasse con essi: ma nel 573 vi fu finalmente da’ Triumviri, eletti due anni avanti, condotta una Colonia Latina. Ecco però come in paese prima da nimici tenuto anche questa Colonia fu posta, ond’è che dice lo Storico,