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dell’istoria di verona libro secondo | 53 |
convien però dir fosse quella, che contra i tanti popoli Gallici non dubitava intraprender guerra, e la quale, a fronte di così feroci confinanti e invasori, in possesso delle sue città e de’ suoi paesi si mantenne sempre.
Nello spazio delli cento settant'anni che corsero dalla detta guerra alla Punica seconda, non lasciarono i Galli d’infestar ben sovente i Romani, avendogli più volte vigorosamente assaliti. Molto spesso in tal tempo ebbero guerra co’ Galli anche i Veneti; o fosse ciò un effetto di perpetua lega che questi avessero co’ Romani, o fosse che altramente non potesse avvenire nella vicinanza di due nazioni, l’una formata nell’antiche età d’un composto d’Etrusci e d’Asiatici o Greci, l’altra settentrionale e barbara, e dalla quale altra legge non si riconoscea che la forza. Tal frequenza di guerreggiare tra Galli e Veneti noi ricaviamo da un luogo di Tito Livio (lib. 10: Accolae Galli), in cui raccontando lo sbarco alla metà del quinto secolo di Roma fatto sul Padovano da una partita di Greci, che cominciarono a predar gli armenti e a saccheggiar i Vici, dice, che giuntone l’avviso a Padova, per reprimer tal incursione, in poco d’ora e con poca fatica si pose gente in ordine, stante che i vicini Galli teneangli sempre in armi. Malamente è stato inteso questo passo da chi ha creduto ritrarne che il tener de’ Galli arrivasse fino a Padova. Le guerre de’ Galli, come appare dal consenso dell’Istoria, non erano co’ Padovani in particolare, ma co Veneti tutti: però manifesto è che tenuti sempre in armi da’ Galli