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libro primo 33

chi per altrui. Così tra Germani abbiam da Tacito (de Mor. Ger.), come nelle terre tutte ciascheduno che dal Publico fosse giudicato non inetto all’armi, arrivato a giusta età, le assumeva solennemente. Nè si creda che così i Barbari solamente. Non sappiam noi che a Dario, a Serse e a tutta l’Asia fecero fronte, anzi fiaccaron le corna Republiche Greche di piccol tratto e d’angusti confini? Ne scemerà la maraviglia, s’altri prenderà ad esaminare il sistema loro. Atene avea in poco giro quantità di città minori, o più tosto di terre: da queste, chiamate Popoli (Δῆμοι), non meno che dalla stessa Atene si traevano con la dovuta proporzione coloro che componean le tredici Tribù, da ciascheduna delle quali si contribuiva un numero di soggetti di tempo in tempo al governo. Tanto si raccoglie da molti e gravi Scrittori Greci, de’ nomi de’ quali non accade ora far pompa. Quindi è che nelle antiche lapide Ateniesi veggiam professarsi il popolo, come nelle Romane la Tribù si appone. Nascea da questo, che non chi era nato in essa solamente, ma stimando ugualmente ognuno sua patria Atene, giunti all’età di dieciott’anni si legavano col militar giuramento, la di cui formula si ha in Polluce (lib. 8, c. 9), ed avean tutti egualmente a cuore la sua gloria e la sua difesa. Qual maraviglia però s’anche i Cenomani, non meno degli altri Galli, in poco differente sistema corpi fossero così forti e così terribili, benché piccol tratto di paese occupassero?