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dell’istoria di verona |
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nomi rimastici nelle lapide; perchè trovansi nelle Bresciane Vescassoni, Endubronis, Biveioni, Madiconis, Bersimes, e altri tali, che sembrano ricordare non so che di Gallico, e nei marmi di qua non s’incontrano. Pochi anni sono due lapide si scavarono in Peschiera con nomi gentilizii non più veduti, che sembrano aver dello straniero nell’origine; Publio Virucate, Massimo, e Marco Conceneto Marcellino (v. Ins. VI e VII): ma benchè il luogo guardi i Cenomani, per esser nel distretto nostro, lontani dal potersi creder Gallici son que’ nomi. Coloro che soglion maravigliarsi, come venendo da Firenze, e trapassato appena l’Apennino, dialetti trovinsi così stranamente differenti, e dopo tanto intervallo favella s’oda a Verona tanto men tronca e men dalla Toscana diversa, ne avranno forse nella ricerca di queste origini la ragion prima e radicale. Addurrem noi un altro indizio ancora della diversità di queste nazioni, e del limite di esse? l’addurremo; ma con espressa protesta, che niun pregiudizio s’intenda inferir con questo alla gloria degli studj e dell’arti, di cui Brescia e l’altre Galliche città possono con ragione vantarsi, niente influendo ai posteriori tempi la prima e rimotissima origine. Adottata da queste nostre regioni per virtù del dominio o sia del consorzio Romano la lingua Latina, a tempo di Vespasiano sei Scrittori contava già Verona, de’ quali vive ancora la memoria e la fama: Brescia niuno n’ebbe sino alla fine del quarto secolo Cristiano. Presso al termine de’ Veronesi, e verso il tener de’