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24 dell’istoria di verona

lib. 10), e Veneta la chiamò Sidonio Apollinare (l. 9, ep. 15), e Veneto fu detto Virgilio da colui presso Macrobio (l. 5, c. 2). I Cenomani nè pure tutto il Bresciano occuparono, mentre tanta parte di quell’insigne territorio si formò poi dalle valli, nelle quali essi non poser piede. Insegnano Strabone (lib. 4) e Plinio (l. 3, c. 20) che que’ popoli montani parte Euganei erano d’origine, e parte Reti: e così forza è che fosse, mentre ne’ monti si ridussero e si fecero forti gl’Itali antichi dalle pianure scacciati. Quindi è, che quando i Romani sottomisero i Cenomani, non toccarono punto le prossime parti montuose, ch’erano d’altro popolo e d’altro corpo, e rimasero però nel primiero stato, e solamente dugent’anni dopo assalite furono e conquistate. Or come dunque saranno arrivati fino a Verona i Cenomani, mentre nè pure nelle contigue e floride valli, e in tutto il distretto ch’ora è Bresciano, si stesero? E come può essere che tenessero Verona ed altre città, mentre Galli Bresciani gli chiama Livio (lib. 21: Brixianorum Gallorum)? Accorda Plinio perfettamente, ove par che faccia intendere quel de’ Cenomani non esser già stato un Imperio, come ora c’è chi lo chiama, ma un territorio (lib. 3, c. 19: Cenomanorum agro).

Strano parrà tutto questo a chi dell’ampio dominio e delle molte città de’ Cenomani per tanti libri va impresso: ma per fermo tengasi, tutti coloro che così hanno scritto o creduto, sopra le espedizioni di que’ tempi e sopra la più remota antichità poca considerazione aver