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dell’istoria di verona |
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come riferisce Cornelio Nepote (in Cat.), donde ogni città d’Italia avesse avuto principio: opera che fu singolarmente commendata dall’insigne storico Dionigi d’Alicarnasso, il quale per le antichità Italiane da Catone sopra tutti altri si pregiò di trarre le cognizioni migliori. In esso pescò Plinio altresì più che in altri, talchè dove di queste nostre parti ragiona, in due pagine ben sei volte nominatamente lo cita. Ma tra gli Autori de’ quali per così fatte notizie nel terzo libro si era valso, nomina egli ancora Cornelio Nepote tra’ primi, il qual parimente per gli studj d’antichità e d’istoria ebbe pochi uguali. Veggasi però se autorità trovar si possa, sia per ragion di tempo, sia di dottrina, da contraporre in tal materia a quella di Catone, e di Nepote e di Plinio; e tanto più ove dell’istoria di Verona si tratti, mentre sappiamo come due di questi primarj lumi delle Latine lettere furono appunto di questo paese nativi.
Sopra inconcusso fondamento posando adunque, agli Euganei ed a’ Reti doversi riferire la città nostra, non si vuol lasciar d’avvertire, come sembra però, aver Plinio in tal luogo voluto indicar quelle origini particolari di ciascuna città, delle quali continuata tradizione era rimasa, e delle quali l’ingradimento loro avea forse preso cominciamento; non già quella primitiva ed oscura che secondo il consenso di gravissimi Scrittori a molte delle più antiche città d’Italia fu comune, cioè dagli Etrusci primi, che noi però nel Ragionamento sopra di essi già publicato abbiam chiamati Itali primitivi. Mostrammo in esso assai probabile che