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libro settimo 283

le ragioni del Baronio (ad ami. 2.{G), con cui comballe tal opinione, e mostra essersi equivocalo da Filippo Imperadore a Filippo Prefetto Auguslale; tuttavia parve difficile al Tillemont 11 rigettare l’antiche autorità che la proteggono; e sembra a noi, lasciando quelle di San Giovan Crisostomo, di S. Girolamo, di Ruffino c d’Orosio, doversi considerar grandemente quella d’Eusebio, che non avrebbe mai, se non dalla verità costretto, lolla in questo modo o posta in dubbio la gloria d’essere il primo al suo Costantino. Ma quando in Verona venisse la Fede a gettar le prime radici, non è in alcun modo possibile di rilevare: clic vi principiasse però ben tosto, una iscrizione ci persuade, quale abbiam nel Musco, e dalla figura della lapida, dalla bellezza del carattere, dalla purità del dettato si riconosce sicuramente di buona età, e quando gl’istituti Romani fiorivano: ciò non ostante, che da uomo Cristiano fosSe fatta incidere, forte persuasione ci ha sempre inclinato a credere; poiché in essa Lucio Stazio Diodoro scioglie il voto a Dio Grande Eterno per essere staio esaudito nelle sue preci ( v. Ins. XLJ: quod se precibus compotem fecissct) [ V. Tao. /, n. 6]. La forinola in lapida Gentile non mai veduta, e Γ innominato Dio grande ed eterno, aggiunta una bella palma eli’è scolpila sopra d’un lato, e una bella corona d’ulivo clic si vede nell’altro, in vece della patera e del vaso, che soglion vedersi nelle Gentili, ci hanno sempre fatto aver questa pietra in venerazione; mollo ragionevole essendo il credere che a onore del vero Dio,