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dell’istoria di verona |
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abbia epigrafe diversa dall’altre, e non più veduta, cioè il nome di Verona, e la memoria d’una Porta della città qui inalzata, non dee parimente parer punto strano a chi è pratico in questa materia dell’uso de’ tempi, e considera di qual età la medaglia sia. Il P. Banduri, che con utilissima fatica ha posta insieme una general raccolta delle Medaglie da Decio in giù, de’ tempi di Diocleziano e del nostro Galerio Massimiano, oltre alle molte sommamente rare, intorno a cinquanta ne riferisce, che non solamente rarissime, ma chiama singolari, cioè uniche, o quasi uniche: perchè mai dunque tanta maraviglia dovrà farsi, se un’altra ora ne dà fuori? Delle sudette medaglie nota il medesimo Autore intorno a venti volte, inusitata, e non per l’avanti osservata esserne l’iscrizione, e sovente il figurato ancora; per lo che ad una di Massimiano, che porta l’Imperadore a cavallo, e sotto esso una nave col bizzarro motto Virtus Illyrici, fa quest’annotazione (p. 51): niun altro secolo mise fuori tante Iscrizioni Nuove nelle monete. Non è dunque sì strano caso che dell’istesso tempo una iscrizione or si osservi dalle comuni diversa. Ma della diversità e rarità di questa e dell’altre buona ragione si può dedur da Lattanzio, se di lui è il libro delle Morti de’ Persecutori: poichè narra (cap. 7) che Diocleziano andò continuamente fabricando qua e là or Basiliche, or Circhi, ora Arsenali e ora Zecche: per la qual cosa ben si rileva, come Zecche avrà poste dove prima non erano; e non è però maraviglia, s’anche a Verona fu posta,