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libro settimo | 257 |
E chi può in oltre assicurare dove fosser fatte le medaglie che reggiam di quel tempo? poichè le lettere, quali per nomi di città s’interpretano, sono spesso ambigue molto ed incerte, ed alquante se ne trovano ancora che simil nota non hanno alcuna. Quelle che abbiam mentovate di Marc’Aurelio Giuliano, fur coniate nella Venezia sicuramente, e molto è probabile che alcune sien di Verona, dov’ei soggiornava, quando venne Carino a combatterlo: da lui è credibile avesse principio il batter moneta nella Venezia, il che si sarà poi trovato utile e comodo. Ma vedremo nel decorso che di niun’altra città d’Italia tanto si rammenta la Zecca ne’ mezzani secoli, come di questa; e vedremo che quando poi si cominciò ad accomunar questo privilegio, regola dell’altre Zecche fu la Veronese; onde Enrico Imperadore, concedendo l’anno 1049 al Vescovo di Padova il gius di batter moneta in quella città, ordina ch’esser debba secondo il peso della moneta di Verona, come si vede in un diploma dal Sigonio addotto (de Reg. It. l. 8: secundum pondus monetae Veronensis): tutte le quali cose concorrono a render molto probabile ch’anche nelle ultime età Romane qui si battesse.
Che la nostra medaglia non sia finora venuta a mano degli studiosi Antiquarii, non dee recar maraviglia alcuna a chi sa, come delle medaglie del secol basso poco conto si fece per lo passato, talchè solamente a’ dì nostri si son cominciate a ricercare, e ad esaminar con diligenza e con ugual cura delle anteriori. Che