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libro settimo 253

dovettero avvenire nella Venezia che obbligarono a mandarvi un Correttore, Magistrato che allora nelle regioni dell’Italia per motivi particolari e secondo le occasioni spedivasi: il nome suo fu Giuliano. Venne in tal tempo a morte Caro, vittorioso dei Persi presso Ctesifonte; il che inteso dal Correttor nostro, con la forza che la sua dignità e l’amministrazione di questi paesi gli prestava, si fece gridar Imperadore. L’aver lui avuta contraria sorte in un combattimento, lo fa passar fra i Tiranni. Dice Aurelio Vittore, ch’esercitando Giuliano nè Veneti la Correttura, e desiderando, intesa la morte, di Caro, di carpir l’Imperio, al nimico, che s’appressava, si fece incontra (avens eripere. L. arripere); cioè a Carino venuto per l’Illirico in Italia. Abbiamo nell’Epitome del giovane Vittore, come la battaglia e l’uccisione di Sabino Giuliano così egli il chiama, che avea invaso l’Imperio, seguì nei campi Veronesi (in campis Veronensibus); con che vien indicata la nostra aperta campagna: tanto ripeto anche l’Istoria Miscella. Ma assai più ci fanno di costui saper le medaglie che in oro, in argento e in metallo di lui si trovano, e nelle quali chiamasi Marco Aurelio Giuliano Pio Felice Angusto: perchè veggonsi ne’ riversi non solamente la Libertà Publica, e la Felicità de’ tempi, ma la Vittoria d’Augusto, e le Pannonie d’Augusto, cioè superiore e inferiore: d’onde s’impara, com’ebbe prosperità in qualunque combattimento; e il veder ch’ebbe a sua divozione la Pannonia confi-