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dell’istoria di verona libro settimo |
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rona mettea in necessità d’invigilar con molta cura alla sua difesa. Ben mostra la celerità con cui si fece il lavoro, come si era in apprensione di doverne aver ben tosto bisogno; poichè si legge nell’iscrizione, che questi muri de’ Veronesi furon fabricati dal terzo giorno d’aprile [ex die III Non. Apr.], e il dì quattro decembre dell’anno medesimo dedicati, che vuol dir perfezionati e posti in uso. Si riconosce la fretta dall’osservar negli avanzi che qua e là ne rimangono, come non furon già queste mura condotte con l’antica esattezza, nè coll’ordine allora usato degli strati, ma gettato il materiale quasi casualmente e confusamente, impiegati sassi d’ogni sorte, e mattoni e pietre grandissime per lo più state prima in opera. Magnifiche rese con tutto ciò queste mura e l’altezza in alcuni luoghi ancora indicata, e la grossezza ch’eccede tre braccia, e la mole e la qualità di molte pietre altresì, mentre vi si usarono bassirilievi, iscrizioni, cornici, fregi e pezzi di colonne. Non potrebbe immaginarsi la più viva immagine delle mura d’Atene, a tempo di Temistocle, erette, delle quali dice
Tucidide, come per fretta v’erano state adoperate le pietre quali si presentavano, e postevi dentro molte colonne e marmi lavorati presi da monumenti (lib. 1: πολλαί τε στῆλαι ἀπὸ σημάτου, καὶ λίθοι εἰργασμένοι); e dice Cornelio Nepote, come furon fatte di tempietti e di sepolcri (in Themist. ex sacellis, sepulcrisque). Qui però si può fare una riflessione: non a’ Barbari, come si crede comunemente, e molte volte nè pure al tempo è da imputare la di-