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di scip. maffei xix

ste a stampa; volle accingersi a scrivere l’istoria delle dottrine che aveano dato nascimento a quella contesa: al qual oggetto rimase per tre anni e mezzo in Parigi, vivendovi per altro solitariamente. Siccome poi il Maffei avea allora stretta nuovamente amicizia coi Gesuiti, erasi pure grandemente accostato alle loro opinioni. Dalla Francia passò egli nell’Inghilterra, ove fu accolto ed onorato in bel modo dai principali dotti di quel paese e dalla Reale famiglia. Fu in quell’occasione ch’egli stampò ed intitolò al Principe di Galles la traduzione in versi italiani del primo libro dell’Iliade, del qual poema egli tradusse e pubblicò in tempi posteriori due altri libri. Dovette poi avere una grandissima compiacenza di sè medesimo, quando portatosi a visitare in una sua villa sul Tamigi il Pope, trovollo occupato intorno alla Merope, di cui quel sommo poeta aveva allora intrapresa una versione in inglese che poscia non condusse a fine. Dalla Gran Brettagna andò per l’Olanda a Vienna, pigliandosi sempre cura di visitare i luoghi chiari per antichi monumenti. Nel 1736 finalmente si restituì in Verona. Altri viaggi intraprese poi per la media Italia, all’effetto specialmente di raccogliere memorie intorno agli Etruschi; e di fatto egli pubblicò parecchi scritti i quali trattano dello stato di quell’antico e possente, ma pressochè sconosciuto, popolo. L’affetto per le cose archeologiche, e la cognizione che avea di esse, lo indussero a fondare ed ornare con somma diligenza e dispendio il Museo Veronese, nè lasciò alcuna via intentala onde indurre i suoi