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libro sesto 189

penetrabile, se non avessero poi reso inutile si bel trovato i disordini sopra venuti e gli errori.

In virtù del sudetto civil sistema Veronesi non mancarono che salissero in Roma ai supremi gradi. Veronese fu l’insigne poeta tragico Lucio Pomponio Secondo, come si mostrerà, ove tratteremo de’ nostri Scrittori. Questi, imperando Tiberio, fu Console sostituito; ma dopo il consolato fu da lui fatto cacciare in prigione, dove stette sett’anni interi, liberatone da Caligola subito dopo la morte di Tiberio, come s’impara da Dione (lib. 59: Κύιντος Πομπον. ἑπτὰ ὅλοις ἔτεσιν μεθ᾽ ὑπατείαν. ec.). Pare potersi ricavar da ciò, che il suo consolato cadesse nell’anno di Roma 782, anno sopra tutt’altri memorabile per la morte del Salvator nostro, secondo l’autorità di Tertulliano, di Lattanzio e di S. Agostino, in esso accaduta, e che all’un dei gemini Consoli ordinarj sostituito fosse: poichè Caligola cominciò il suo imperio nel marzo del 790, e però i sett’anni interi cominciaron nel marzo del 783. Dunque nell’anno avanti, principiato dalle feste Palilie d’aprile, avea Secondo sostenuto il consolato, terminato il quale fu messo in carcere; anzi l’avea sostenuto ne’ mesi anteriori al gennaio, deputato secondo l’uso agli ordinarj Consoli che succedettero. Vera cosa è che contrasta in quanto al tempo l’autorità di Tacito, il quale motivo della prigionia scrive fosse l’accusa d’aver Pomponio dato ne’ suoi orti ricovero ad un amico di Seiano caduto in disgrazia; per lo che di diverso parere furono in