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libro quinto 181

del far l’Egitto città libera? Men bene però parve a un grand’uomo, che per esser gli Allobrogi non cittadini d’una città, ma popoli d’una provincia, errasse il traduttor d’Appiano nel dir la città degli Allobrogi (Cen. Pis. Diss. 2, c. 7). Ora come appunto abbiam veduto della voce Caput, così diceasi Civitas non meno di un corpo grande, che d’un piccolo, e non meno s’era formato da città, che da villaggi. Narra Tacito (Mor. Germ. mos est Civitatibus, or.) gl’instituti delle città, cioè delle molte sozietà e Republiche de’ Germani; e segue dicendo che niuna città (nullas urbes), cioè luogo murato, avean essi, ma solamente vici: ecco però come si usava tal termine ugualmente anche di que’ popoli e di quelle Comunità che non avean città alcuna. E quinci nasce che tante città si trovin negli antichi libri d’oscuri e d’ignoti nomi, perchè non erano quel ch’oggi intendiam per città, ma comunanze, denominate per lo più dal principal borgo o villaggio. Tali son da credere le città de’ Celelati e de’ Cerdiciati ricordate da Livio (lib. 32) in Liguria. Tali quasi tutti i popoli nel Trofeo d’Augusto descritti, e parimente quasi tutte le città di Cozie, annoverate nell’iscrizion dell’Arco di Susa (v. Ins. XXIX: Civitatium quae, ec. ) publicata da noi nell’Istoria de’ Diplomi. Quell’iscrizion dall’Olstenio (ad Cluv.); che colà si trasferì per rilevarla, si giudicò esser l’istessa che la Pliniana delle genti Alpine; ma si è or veduto com’è diversa, sette di que’ nomi contenendo, e altri sette dall’Istoria e dall’an-