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libro quinto 179

esse al numero di 44, oltre a quattro Vindeliche; ed è notabile che in capo a tutte l’altre vi si leggono appunto i Triumpilini e i Camuni: de’ quali non essendosi poi nell’Istoria Romana udito più il nome, si rende chiaro esser essi allora e insieme quell’altre genti state prive del proprio governo, e poste sotto la giurisdizione delle vicine città: anzi l’insegna Plinio espressamente, ove dice che non furon nominati nel Trofeo i popoli di Cozio, perchè non erano stati nemici; ma ch’erano pero anch’essi stati assegnati a’ Municipii (item attributae Municipiis). In questo modo la città di Brescia con tanto aumento di territorio doviziosa si rese e molto distinta fra le città tutte. Meritò essa ancora che Augusto e Tiberio si prendessero cura del suo ben essere, e condescendessero, come da bella lapida apparisce (v. Ins. XXVII), a condurvi acque, delle quali felicemente abbonda tuttora; avendo, com’è credibile, secondo l’uso Romano, fabricato quegl’Imperadori a loro spese acquedotto.

Un solo ci resta ancora da risolvere degli argomenti, con cui vien preteso di mostrare, che più città eran nel tener dei Cenomani. Bella lapida si conserva a Brescia trovata nel suo territorio d’un Patrono delle città de’ Vardacatesi e de Dripsinati (v. Ins. XXVIII): quali senza dubbio molto lungi non erano; e pure niuno de’ dotti investigatori dell’antica Geografia ne ha saputo mai render conto, nè de’ Scrittori Bresciani; e l’erudito e lodatissimo nostro Avversario disse nel suo Parere