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libro quinto 177

s'illustrò di molto quando le furono incorporate e sottoposte le valli; con che dilatò più d’altrettanto il territorio suo e la giurisdizione. Quando ciò avvenisse, non è stato rintracciato ancora. A tempo di Plinio era giù certamente avvenuto, perché nel trattar de’ popoli Alpini, quando viene alle genti Euganee di condizion Latina (lib. 3, c. 20), delle quali 34 oppidi, che qui vuol dir Terre, aveva annoverato Catone, nominati i Triumpilini e i Camuni, cioè la Valtrompia e la Valcamonica, segue: e più altri simili attribuiti a’ Municipii confinanti, cioè alle prossime città (compluresque similes finitimis attributi Municipiis). Un tal parlare indicar sembra che non si fosse ciò fatto grandissimo tempo avanti. Le genti montane per la ferocia dell’indole, e per l’animo che suol aggiungere la difficoltà dei siti, diedero spesso che fare a’ Romani, e ardirono di provocargli, rubando e depredando gli adiacenti paesi. Essi però dopo averle non una sola volta battute e represse, le privarono finalmente in pena de’ lor Magistrati, e alle vicine città le subordinarono. Bella pruova abbiaru di questo in una iscrizion di Trieste, nella qual si legge come i Carni [vuol intendersi dei montani] e i Catali erano dall’Imperador Antonino Pio stati attribuiti, cioè dati e soggettati alla lor Republica, siccome quelli che avean meritato d'esser così trattati (Grut. 488, I: adtributi Reipublicae nostrae, prout qui meruissent talia). Trattamento simile meritarono sopra degli altri i popoli abitanti ne’ monti, che sono al presente Bresciani, e i lor vicini non meno,

Maffei, Vol. I. 12