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dell’istoria di verona |
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che non potea mai esser sotto Brescia, e tra i lor vici Verona, ch’era sì gran città. Potrebbe opporsi che qualche volta anche le città fur chiamate Vici; mentre dice Ulpiano (leg. 1. D. de censibus), per cagion d’esempio, che il vico de’ Patavicesi [il qual però non fu Padova, come dottissimo Autore ha creduto, ma piccol luogo in Dacia] impetrò da Severo gius di Colonia (Till. in Sev.); e di Sirmio si tiene fosse chiamato Vico da Vittore ne’ Cesari (in Decio). Ma lasciando che i Patavicesi cessarono allora d’esser vico, e che in ViLtore non va inteso esser nato Decio in Sirmio vico, come anche il Cellario (lib. 2, c. 8) intese, ma in un vico de’ Sirmiesi, non servirebbero a nulla esempi di bassa età. Bisogna osservare il significato e l’uso ch'ebbe sempre la voce vico nel buon secolo, e singolarmente in Livio medesimo. Non una o due volte, ma forse quaranta adopra egli questo vocabolo, e sempre nel suo natural senso, per terre e luoghi aperti, e così vicani e vientim. È stato creduto fosser città Galliche alcuni da lui chiamati vici, perchè disse essere stati espugnati; ma così parla egli anche d’un villaggio di Laconia, e di quelli del Padovano occupati da un’incursione di Greci (lib. 10 e 38). È stato addotto l’esempio di Foruli e di Regillo, chiamate da alcun altro città, e da Livio vici; e di Clastidio, quasi ei dissenta da se medesimo, e lo chiami una volta città ed una vico. Ma avveniva anticamente quell'istesso che tuttora avviene. Un luogo che sia piccola città o terra grande, or sarà dello terra, or città, il che dipende ancora dall’uso