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libro quinto 155

credere che ne’ municipj e nelle colonie affatto aristocratico fosse il governo, poiché de’ soli Decurioni si parla, ch’erano le persone più scelte c più facoltose; ma questo non sarebbe stato un conformarsi a Roma, che l’avea democratico, e si esprime in molte lapide il concorso della Plebe. Di vecchia tradizione, come appar dalle carte, è qui il nome di Campo Marzo attribuito ad ampio e piano sito fuor di città, toltane poi dentro una parte.

Sarebbe stato questo il luogo de’ nostri Comizj, cioè del pien Consiglio, o sia della convocazion generale, così chiamato a imitazion di Roma, dove anticamente altro parimente non fu che un grandissimo prato fuor del recinto?

Erano ancora nelle città cavalieri come a Roma, cioè persone che aveano il cavallo dal Publico, e che per facoltà eran mezzane tra Curiali, o sia Senatori, e popolari. Di tal ordine era tra noi Lucio Giustino mentovato poc’anzi; e però del suo publico cavallo, come distintivo della sua condizione, si fa menzion nella lapida; e poiché dicesi che avea sostenute in questa città le dignità tutte, non si davano queste adunque solamente a’ Decurioni.

Non può negarsi però che l’importanza del governo in essi non consistesse, onde disse poi Giustiniano (Nov. 38) che gli antichi ordinatori dell’Impero Romano avean giudicato d’unire insieme in ogni città i nobilmente nati, e di essi comporre a ciascheduna il Senato suo, da cui le publiche cose amministrar si dovessero. Appar sovente nel fine delle Iscrizioni che il decreto dei Decurioni si richiedeva