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148 dell'istoria di verona

nicipe esser parole trite e proferite da tutti ma da pochi intese: dov’egli ancora pero mal crede, dicesse il falso, chi chiamava quei di colonia municipi. Dall’uso vario delle parole la metà delle questioni ebbe origine: sopra tutto frequentissima cosa è l’usare i medesimi vocaboli ora in senso stretto e proprio, ed ora in largo e comune. Fu tra questi Municipio e Municipe presso Latini; poichè ora significo quelle città che aveano una certa e prefinita condizione e grado, cioè che godeano della cittadinanza Romana, senza aver ricevuto nè uomini Romani nè leggi; ed ora si disse di tutte le città ch’eran sotto Romani, e non eran Roma. Quando negli Autori e nelle Leggi trattasi della condizion diversa delle città, e quando si trova, per cagion d’esempio, Municipium in alcune medaglie di Spagna, s’intende nel senso particolare. Quando nell’istesse leggi si tratta de’ municipali Magistrati, o Gesti, o Statuti, s’intende delle città tutte dall’Impero comprese. Quando disse Cicerone nella Sestiana, niun Municipio d’Italia, niuna Colonia, niuna Prefettura, allora parlò nel senso stretto e proprio: quando dice a Bruto (Fam. lib'. 13, ep. 12) che Peto era principale del Municipio Lucchese, intende nel senso generale, poichè Lucca era colonia più di cent’anni avanti. In una epistola medesima (ep. 10) si può osservare variamente usata tal voce; perchè parlando della sua patria Arpino, dice esser lui solito assistere con ogni attenzione a’ suoi Municipi, dove non altro significa che patriotti: aggiunge poi, aver quell’anno fatto fare Edile suo figliuolo per regolare il