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dell'istoria di verona libro quinto |
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dini (Virg. Egl. I)· Fu il primo Silla, seguitò Cesare, indi i Triumviri unitamente, e Marc’Antonio per proprio nome, e sopra tutti Augusto. La voce veramente era di voler chi mandava in colonia pagare i terreni e le case ai padroni; ma questo per lo più non si eseguì, mancando il denaro; però Bruto dopo ucciso Cesare, parlando al popolo e a que’ soldati cui Cesare avea promessa colonia, rimproverava l’ingiuria di Silla e di lui, che senza pagare i terreni n’aveano a modo di ladroni scacciati i posseditori (App. Civ. lib. 2); promettendo anch’egli di dar loro terre, ma col danaro acquistate. Di queste colonie militari, che fur moltissime, poco lume si ha in quai città condotte fossero; ma che Verona non fosse dimenticata, la serie delle cose dimostra. Cesare si contenne per lo più nell’Italia interiore. Dieciotto colonie furon promesse a’ soldati da’ Triumviri nell’anno di Roma 712 (App. Civ. lib. 4, init.), in città per edifizj commendate, e per fertile territorio, delle quali la più prossima a questa parte par fosse Rimini. Ma nell’eseguir la promessa, gran tumulti poi sorsero; poichè quelle città non sopra esse solamente, ma sopra l’Italia tutta voleano che tale aggravio e tale assegnazion di terreno a’ soldati si ripartisse; e voleano altresì che si contasse il prezzo delle case e de’ campi. Ottennero l’intento quanto alla prima richiesta, il che si può ricavare dal lamento che si udì dopo de’ parziali d’Antonio; cioè che all’esercito d’Ottaviano non le 18 città solamente, ma l’Italia tutta si assegnava (App. lib. 5: ἀναστήσων τὴν