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138 | dell’istoria di verona |
νῦν Ἰταλίαν) nomina quella ch’or si chiama Italia, quasi prima non fosse; e dice essersi data ad Antonio la Gallia, perchè, rimanessε in Italia(lib. 46). Cesare narra (lib. 1: in Galliam ulteriorem) d’esser venuto in Italia, e prese seco tre legioni, che svernarono presso Aquileia, esser tornato nella Gallia oltremontana. Riferisce Livio (lib. 33) essersi giudicato l’anno 559 che bastassero per la provincia Gallia due legioni; e segue, che toccò a Valerio la provincia Italia, intendendo del paese medesimo. Nel 567 quattro provincie racconta ancora che si cavarono a sorte tra i Pretori; due fuor d’Italia, Sicilia e Sardegna, due, in Italia, Taranto e la Gallia (lib. 35: duas in Italia, Tarentum et Galliam), cioè, come abbiam già spiegato, gli affari e le guerre che alla città di Taranto e in questi nostri paesi bollivano. Or con tutto questo scambiamento e confusione, ed uso promiscuo di nomi, facil cosa è con un’avvertenza sola di guardarsi da ogni equivoco e di fuggir errore. Basta distinguere l’Italia naturale e geografica dall’Italia legale e politica. La naturale fu sempre
. . . . . . . . . . . . . . . . il bel paese
Ch’Apennin parte, e ’l mar circonda e l’Alpe;
e però Italia ed Italia propria furon sempre anco queste parti. Lasciando quell’oscure età, quando vien creduto non si dicesse Italia se non il piccolo ed estremo tratto che fu poi de’ Bruzii, o almeno non più in qua che fra Taranto e Pesto; da più antichi e più saggi Scrittori del tempo istorico si descrive l’Italia