Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro quarto | 137 |
tesse tenere armata dentro l’Alpi (lib. 48: ἐντὸς τῆς Ἰταλίας νόμον ὥστε, ec.). I Presidi delle provincie comandavano anche nel militare, e truppe avean per lo più; o fosse per tenere a freno i confinanti, come nella Cisalpina facea mestiere per le genti Alpine; o per tumulti o per guerre. Di troppo conseguenza essendo però ch’altri avesse a sua disposizione esercito di qua dall’Alpi, ed ingiusto essendo ancora che sì grande e bella parte d’Italia avesse condizion diversa dal rimanente, volle Cesare e decretò Augusto che ritornasse tutta al suo primo stato, e fosse libera ed esente da’ Presidi, come avanti la guerra Cimbrica era già stata. Alla condizione Italica tornò dunque allora anche Verona per benefizio d’Augusto.
Questa variazion di nome e questo alternar di Gallia e d’Italia oscurità ed equivoci ha più volte prodotti; perchè l’stesso paese nell’istesso tempo or si afferma Italia, or si nega; or si dice Gallia, ora no; or se ne parla come fosse Italia vera, ed ora come Italia impropria. Cornelio Nepote, nato nel Veronese, Italiano si chiama da Catullo, e Gallo da Ausonio. Ma nel periodo, anzi nel verso medesimo ambedue i nomi frammischiano gli Scrittori. Scrive Plutarco (τὴν ἄλλην Ἰταλίαν) nella Vita di Cesare, che il Rubicone separava dalla Gallia, ch’è sotto l’Alpi, l’altra Italia, o sia il rimanente dell’Italia. Strabone (lib. 5: ἡ λοιπὴ δ´ Ἱταλία, ec. ) parimente descritti i confini della Gallia dentro l’Alpi, passa al resto dell’Italia. Dione (lib.῏῏ 37: τὴν