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libro quarto 135

cominciava Bruto a penuriar di viveri, quando Irzio console insieme con Ottaviano marchiò con esercito, ed occupò Bologna lasciata senza presidio (Dio. lib. 46). I combattimenti e le cose poi seguite posson vedersi ordinatamente in Appiano. Abbandonò finalmente l’assedio Antonio, e passando l’Alpi uscì di questa provincia, che afferma Cicerone (Phil. 10) gli era nimicissima, benchè ne’ Traspadani si confidasse. Con tutto ciò Asinio Pollione, essendo con sette legioni nella Venezia [onde disse Donato (Vit. Virg.) impropriamente che la traspadana Provincia ei reggesse], la ritenne assai tempo in podestà d’Antonio, e illustri azioni fece presso Altino, e ad altre città di questa regione, come Patercolo (lib. 2) afferma. Fu in tal tempo ch’ei beneficò Virgilio, facendogli rendere le possessioni nella division de’ terreni, fatta da’ Triumviri a’ soldati, lui tolte: eran queste situate presso al Mincio, dove cominciano a mancar le colline, com’egli esprime nell’Egloga nona (qua se subducere colles incipiunt); che vuol dire sul margine del confin Veronese. L’ultimo che avesse arbitrio nella Gallia cisalpina, fu Marc’Antonio (Dio. lib. 46), cui restò assegnata, insieme con la maggior parte della Transalpina, nel congresso de’ Triumviri, e nelle lor convenzioni, essendo passata poco dopo alla condizion d’Italia. Non è da tralasciare che si nomina nel Cronico Eusebiano un Marco Callidio insigne oratore del partito di Cesare, il qual mentre reggea la Togata Gallia, morì in Piacenza.