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132 dell’istoria di verona

fico, come sarebbe Foro Flaminio, o Foro Giulio, detti dal nome di coloro che gli costituivano, solendosi ciò fare anche ne’ privati luoghi, e nelle vie e ne’ campi. Le Fiere in fatti uso era di farle ne’ territorj e nelle private tenute. L’autorità di farle si concedeva prima da’ Consoli, onde a’ Consoli la chiese l’istesso Imperador Claudio, quando volle aver gius di mercato nelle sue private campagne (Svet. c. 12: jus nundinarum). A tempo di Traiano si concedeva dal Senato: il che si può raccogliere da quell’epistola di Plinio, ove parla d’una lite ch’ebbero i Vicentini, per avere i Legati loro contradetto all’istanza di chi supplicava il Senato, per la licenza di far mercato ne’ suoi campi; il che dovea forse alla città di Vicenza riuscir di pregiudizio (lib. 5, ep. 4: in agris suis nundinas, ec. ). Col proceder del tempo tal facoltà si concesse poi da chi era con comando ne’ paesi, e però il Foro sopramentovato nel Veronese, è credibile riportasse il nome da quell’Aurelio Giuliano di cui parleremo a suo tempo.

Venute finalmente le cose a termine, che Cesare incamminandosi armato verso Roma, passò il limite della sua provincia, cioè il Rubicone, offerse dopo questo per condizion di pace che gli fosse lasciata solamente la Gallia cisalpina e l’Illirico con due legioni, finchè chiedesse il secondo Consolato (Plut. in Caes.). Scrive Cicerone (Fam. lib. 16, ep. 11), aver lui anche offerto di dimettere la Cisalpina, cedendola a Considio Noniano, cui era toccata nelle annue sorti. Ma rimaso poi arbitro d’I-