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dell’istoria di verona |
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di Forum. Di tante città che vediamo in Plinio destinate a’ Conventi, niuna mai ebbe il nome di Foro. Ebbero questo nome più luoghi dell’Italia antica, anzi del Lazio stesso, come Foro d'Appio dove certamente nè Convento fu mai, nè provincia. Se cotesti Fori fossero stati luoghi di ragione, sarebbero stati gran città, perchè a ciò le maggiori si deputavano, come può riscontrarsi da tutte quelle che a ciò servirono; e se tali state non fossero, ne sarebbero per lo concorso divenute; talchè Giuseppe Scaligero (ad Eus. Chron.) ebbe opinione, Metropoli delle provincie Romane non altre doversi credere, che le città deputate a’ Conventi giudiciali. Ma all’incontro i luoghi che portaron nome di Fori, benchè alcuni d’essi diventassero poi nobili città, furon da prima villaggi o borghi. Il Foro di Flaminio nell’Itinerario è detto Vico. Il Foro de’ Galli messo dalla Tavola Peutingeriana, e reso noto per la rotta d’Antonio descritta a Cicerone da Galba (Fam. lib. 10, ep. 30), è chiamato Vico in quella stessa lettera; ed Appiano di esso (Civ. lib. 3): il villaggio si chiama Foro de’ Galli. Il Foro di Cornelio, abbiamo nelle Vite d’Agnello Ravennate (in Petr. Sen. 28) che fu ridotto in città da’ Longobardi. Da Tolomeo vien messo ne’ Cenomani il Foro de’ Giutunti; luogo sì tenue, che non se ne può render conto: altrettanto è da dire del Foro d’Allieno, donde il Cluverio mal dedusse Ferrara. Nel Padovano è sul Bacchiglione Frassanéo: se così veramente dee scriversi, questo luogo fu in antico Fraxinetum; ma se dovesse