to confrontando insieme principalmente Plutarco, Appiano, Dione, Cesare, Cicerone, Sallustio e Svetonio, andremo accennando i personaggi da’ quali queste nostre parti, nel tempo ch’ebbero condizion di Provincia, fur rette. Furon tutti de’ più famosi, e in qualità di Proconsoli. Pompeo Strabone, di cui parlammo poc’anzi, par che motivo di guerra avesse, forse dalla parte d’Istria, poichè quando nell’anno 699 fu richiamato a Roma per difenderla ne’ tumulti civili, si trovava con esercito al mare Adriatico (App. Civ. lib. 1). A Strabone par che succedesse Metello Pio, il quale comandò truppe nella guerra Soziale, e cominciati i moti di Mario e Cinna, sfuggi di tornare a Roma; e benchè terminato il suo tempo, si trattenne in Liguria per veder l’esito delle cose: ma nel 670, venuto Silla in Italia, andò a congiungersi con esso, ritenendo ancora la dignità di Proconsolo. La nostra Gallia però da Ravenna all’Alpi si diede in quella guerra a Metello, e fu del partito di Silla; il qual poi parendogli che lentamente Metello operasse, volle mandarvi a comandar Pompeo ancor giovane; il che questi non accettò per non fare ingiuria a chi era in provincia; ma ci venne poi, desiderandolo Metello stesso, e congiuntamente con lui operando. Morto Silla, Emilio Lepido console si sforzò di succedere in quella spezie di tirannide; ed essendogli toccata in sorte la Gallia transalpina, occupò con l’armi comandate per lui da Bruto suo Legato [padre dell’uccisor di Cesare] la Cisalpina. Per cacciarne Bruto, che la riteneva, e ricuperar la provincia, fu man-