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libro quarto | 123 |
di far tosto che piccol tratto equivaglia a un Regno? E che avrebber detto osservando il modo con che nell’Inghilterra senza confusione alcuna la nazion tutta, e fino ogni borgo si rende interessato nelle publiche deliberazioni? Se i Romani prendeano a proporzione alcun simil metodo, nè si sarebbe mai corrotto il governo loro, nè dalle barbare nazioni abbattuti sarebbero mai stati, nè oppressi.
Nel tratto di tempo che al presente consideriamo, la Cisalpina fu in condizion di provincia. Così la chiama Cicerone (Phil. l. 3) più volte, e specialmente ove loda il consenso de’ Municipj e delle Colonie della provincia Gallia nel difender la maestà del Senato e l’autorità del popolo Romano. Fa egli ancora menzione (Fam. lib. 2, 17) d’Alarii traspadani; e nella cavalleria Romana par che Legionaria indicasse Romani cittadini, e Alaria soldati provinciali (Livio. lib. 40: alarii equites postquam Romanorum, ec.). Varj Presidi però si veggono, che come ordinaria provincia ad amministrarla vennero di tempo in tempo. Or come ciò? dopo aver veduto che fino alla guerra Cimbrica, da Italia fu sempre trattata, e non da provincia? non pochi di questi nodi nella Romana Storia incontra, chi le cose a dentro riguarda, non solamente non disciolti, ma per verità nè pure avvertiti finora. L’ambiguo talvolta e tronco favellare degli Scrittori, le contrarietà che in essi rinvengonsi, e la perdita miserabile di tanti libri di Dione e di Tito Livio, ci lasciano di troppe cose all’oscuro. Forse ne’ torbidi delle prime rivoluzioni e delle