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libro quarto 117

nienza dove si trattava di popoli di qua dall’Alpi. e per la scambievole particolar benevolenza che fu sempre tra Cesare e Traspadani. Si era egli, fin nel primo inalzare a maggior cose i pensieri, portato in queste città (Svet. Caes. cap. 8), animandole per suoi fini ad insistere nel dimandar la cittadinanza. Scrisse Tullio (Fam. lib. 16, ep. 11) a Tirone, occupato già Rimini da Cesare, ch’egli avea nimiche e contrarie la transalpina Gallia e la cisalpina, trattine solamente i Traspadani. Nella susseguita guerra civile azion disperata si vede d’una nave d’Opitergini, città della Venezia, transpadani ausiliarj di Cesare, come il Compendio Liviano (Epit. 110) gli appella. Se si dee credere a Labieno, che fu del contrario partito, i soldati co’ quali ei vinse la gran battaglia contra Pompeo, furono delle Colonie traspadane la maggior parte (ap. Caes. lib. 3: pleraeque sunt ex Coloniis transpadanis).

Che la cittadinanza di Verona e dell’altre città fosse con voto, ne fa fede indubitata l’assegnazione lor fatta della Tribù che ci apparisce nelle antiche lapide. Il fondo dell’autorità Romana consisteva nella convocazion generale di tutto il popolo, ch’avea il nome di Comizj. Questa facea leggi, eleggea cariche, decretava guerra, e giudicava i delitti contra lo Stato. Or siccome il popolo di Roma e del suo distretto fu prima diviso da Romolo in tre parti, dette però tribù; così nella generale adunanza in altrettante per minor confusione si distribuiva. Cresciuto il popolo, andò altresì crescendo il numero delle tribù, talchè nell’anno 513 ar-