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112 | dell’istoria di verona |
Romano era di talmente trattare i Sozii, che alcuni n’avean ricevuti nel proprio corpo, e ad altri tal condizione avean data, che amavan più d’esser Sozii che cittadini (lib. 26: ut Socii esse quam cives mallent). Si de’ avvertire che molte volte le città, piccole o grandi che si fossero, non seguivano lo stato delle regioni loro o delle provincie, ma proprio grado aveano e distinto. Alcune portavan nome di confederate o di libere, ch’erano di condizione poco diversa. V’erano i Municipj, che godeano, qual più, qual meno, il benefizio della cittadinanza Romana, ritenendo le proprie leggi; e ν’eran le Colonie, che viveano con le leggi Romane, e di condizione erano Romana o Latina, secondo che cittadini Romani o Latini fossero stati in esse condotti.
Siccome però questi varj stati non meno per meriti particolari de’ popoli, che secondo il luogo e la prossimità de’ paesi si andarono propagando; così le più generali denominazioni ne sorsero di gius Italico, di gius Latino e di cittadinanza Romana; ciascuna delle quali condizioni più parti o sia gradi ebbe. I popoli che si estendevano dal Lazio al fiume Esi, e scacciati i Senoni fino al Rubicone, godevano generalmente del gius Italico; non di quello solamente ch’ebbe poi tal nome, e consisteva in esenzione da testatico e da campatico, ma di quello ch’era annesso all’esser d’Italia, e consisteva principalmente in non aver Preside alcuno. Fulvio Flacco nel suo Consolato, o perche stimasse atto di giustizia l’avanzar di grado chi tanto contribuiva e col danaro e con la