Pagina:Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu/135


libro terzo 105

Istoria rappresentati con le particolarità qui sopra accennate dell’ordine di battaglia, della figura e de’ movimenti. Il non essere per lo più stati uomini di guerra gli Scrittori, ne’ racconti delle azioni militari suol privar chi legge e del diletto e del profitto. Con tanta intelligenza parlò di questa battaglia Plutarco, perchè vide le memorie di persona del mestiere, cioè di Silla, che si trovò nel fatto, e lo scrisse: strano avvenimento narrando ancora; cioè, che Mario, il qual prima d’attaccare il conflitto, solenne sagrifizio votò agli Dei, come Catulo di consecrar la Fortuna, o sia il Genio di quel giorno, togliendo la densa polvere affatto la vista, nel condurre contra nimici le sue schiere, turbate prima dall’inseguir la cavalleria de’ Cimbri, traviasse, e vagando oltrepassasse il lor corpo di battaglia; per lo che il forte dèll'azione toccasse veramente a Catulo e alla sua gente, come co’ pili e con l’altr' armi rimase ne’ corpi de’ Cimbri facean vedere i soldati di Catulo ne’ contrasti e nelle gare che fra lor poi seguirono. Eutropio afferma, più felicemente essersi combattuto dalla parte di Catulo, che da quella di Mario; e l’esercito di quello aver presi trentun vessilli, di questo due soli. Comunque fosse, pienissima fu la vittoria de’ Romani, a’ quali giovò molto il calore eccessivo, sopportalo da essi costantemente, ed il sole che feriva i Cimbri affannati dal caldo, e liquefatti dal sudore negli occhi. L’averlo guadagnato e fatto riuscire in faccia a’ nimici, talchè volendosi coprir gli occhi con lo scudo, scoprivano il corpo alle ferite, fu