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102 dell’istoria di verona

plesso delle autorità e de’ fatti, e il contesto di Plutarco stesso rendono tal emendazione quasi indisputabile. Vera cosa è che Claudiano, poeta del quarto e del quinto secolo (Bell. Get.), disse essere stati i Cimbri vinti e disfatti a Pollenza, fin sotto l’Alpi marittime e Ligustiche; ma ripugna ciò parimente a tutti gli altri Scrittori, niun de’ quali ha mai detto che per quella parte calassero i Cimbri in Italia: della stessa guerra Gotica seguita in tempo suo, e di cui trattava, più cose disse Claudiano quivi sicuramente false. Plutarco poco avanti il sudetto passo fa menzione dell’Adige da lor valicato; e del volere invece dell’Adige intender la Tosa, con ragione si rise il Cluverio ( It. Ant. p. 139). Aveano i Cimbri svernato nella Venezia, come abbiamo inteso da Floro, e il disegno era d’inoltrarsi verso Roma. Chi potrebbe adunque credere che principiassero la campagna dal portarsi così a ritroso fin presso Pollenza, o Vercelli? e che di così lunghe marcine d’ambe le armate niun cenno desse Plutarco? il quale afferma all’incontro che Mario nel suo campo si tenne (ἐπὶ τὸν Mάριον ἡσυχάζοντα ec.). Appresso, a niun luogo in Italia più che alla nostra sterile e vasta campagna, quale fino a memoria de’ padri nostri si mantenne per molte miglia senza un albero e senza un fosso, si adattava il titolo di patentissima, che le dà Floro (lib. 3, c. 3: in patentissimo quem Raudium vocant campo), e l’essere stimata opportuna da’ Cimbri per dispiegarvi la gran moltitudine di gente, e da’ Romani per farvi giuocare la loro cavalleria, come scrive Plutarco (ἐπιτήδειον ἐνιππάσα-