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100 | dell’istoria di verona |
cezza del clima, nella Venezia, ove l’Italia è più che altrove morbida e deliziosa, il lor vigore si rallentò (in Venectia, quo fere tractu Italia mollissima est, ec.). Così parla lo Storico. Non è da tralasciare che dopo la ritirala de’ Romani, attaccarono i Cimbri quel castello presidiato da Catulo di qua dall’Adige, e lo presero: ma fecero in esso i Romani così brava resistenza, che per maraviglia della virtù loro ottennero da’ Cimbri patti onorevoli, giurati sopra un toro di metallo, che per Deità o per sacra cosa dovea da loro venerarsi (Plut. τὸ μὲν πέραν τοῦ Ἀτισῶνος φρούριον ec. ).
In tal pericolo fu chiamato Mario a Roma. Gli era decretato il trionfo, ch’ ei volle si rimettesse ad altro tempo; sì perchè lontano era il suo esercito che dovea esserne a parte, e sì perchè i Cimbri lo faceano pensare ad altro. Si porto egli ben tosto all’armata di Catulo, cui era prorogato il comando in qualità di Proconsole. Chiamò le sue legioni dalla Gallia; arrivate le quali, passo il Po, e si mise in positura di tener lontani i Barbari dall’Italia interiore (τῆς ἐντὸς Ἰταλίας, ec.). Catulo, il quale secondo ogni apparenza s’era ritirato dalla parte del Bresciano e quivi avea passato l’inverno, assai valeasi fra tanto dell’opera di Silla (Plut. in Syl.), che si rese poi sì famoso; e col suo mezzo tenne a freno alcuni Barbari Alpini, e si procacciò tale abbondanza di viveri, che potè darne anche al campo di Mario. I Cimbri stettero assai tempo nel Veronese da loro occupato, e nel rimanente della Venezia, aspettando l’ arrivo in Italia dei Teutoni; e veggendogli