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98 | dell’istoria di verona |
come ben si vedrebbero nel libro scritto da Catulo delle sue geste, e mentovato da Cicerone (in Brut. p. 227), così non appariscono negli Scrittori, a’ quali o la notizia de’ paesi e de’ siti, o la cognizione dell’arte militare per lo più manca. Tocca il compendio di Livio (Epit. l.68:1 ad flumen Athesim Castellum editum ), come Catulo particolarmente occupò e si fece forte in un alto castello vicino all’Adige. Tal castello assai verisimil sembra fosse verso la sommità del monte Pastello in riva all’Adige; poichè si vede in Plutarco ch’era di là dal fiume, essendo poi stato preso da’ Cimbri vittoriosi ; e il sito è molto opportuno per dominar d’alto in basso, e vi si veggono ancora fondamenti e reliquie d’antichi muri. Abbiamo in quel monte il villaggio detto Cávalo: chi sa non gli rimanesse da Catulo colal nome?
Avvicinati i nemici, cominciarono per facilitarsi il passaggio del fiume a gettar nell’acqua pietre grandissime, ed alberi e travi, da’ quali urtavasi con violenza e si conquassava il ponte de’ Romani. Lepida cosa è, come il saltar nell’Adige con gli scudi, e il rotolarsi giù dalle cime per le nevi, che dovean fare alcuni giovani per bizzarria e per brillo, da più Scrittori è poi stato addotto e ricevuto, quasi tal fosse la general condotta de’ Cimbri, e il modo di calare in Italia dal loro esercito tenuto. Vero è bensì, tali mostre essersi da costoro fatte di ferocia e di furore e di forza, che impauriti i soldati Romani cominciarono ad abbandonare il maggior campo e a dar volta. Catulo fece in vano ogni sforzo per ritenergli; e quando